UN
PELLEGRINAGGIO: UN AVVENIMENTO
Di Dani Noris
Non ricordo quando si sono formate nella mia mente le immagini iconografiche
dei paese dove Gesù ha vissuto. Di certo molto presto. Sono stata educata
nella Chiesa fin da piccolina, e sono vissuta in un epoca dove i bambini avevano
tanto tempo per pensare, quindi siccome i miei, alla sera per addormentarmi
non mi raccontavano favole ma pregavano con me, e ogni tanto mi raccontavano
episodi della Bibbia o dei Santi, mi addormentavo fantasticando su quel che
avevo sentito.
In qualche modo temevo che arrivare in Terra Santa e scopertine/coprire che i posti erano
diversi da come me li ero immaginata da sempre, potesse procurarmi una qualche
delusione: ancora una volta mi sono resa conto di come la realtà sia
ben al disopra di quanto io riesca a immaginare. La bellezza dei luoghi santi
é tale che dopo aver ripreso fiato non si può far altro che rimanere
in contemplazione. Non potrò mai dimenticare la vista di Gerusalemme
dal Getsemani, alla luce delle scritture e ascoltando il brano dei Vangelo che
racconta dei pianto di Gesù.
La prima sera siamo arrivati a Nazareth. Poche ore di viaggio e già eravamo
giunti nel luogo dove "L'Angelo del Signore portò l'annuncio a Maria",
luogo dell'avvenimento della storia dei mondo e di ognuno di noi: Cristo è
venuto, il Mistero si è fatto uno come me! È il luogo dei sì
di Maria, dove accetta che ciò avvenga e concepisce per opera dello Spirito
Santo. Contemplare questo mistero davanti alla grotta di Nazareth diventa un'esperienza
che scuote fino alle viscere. Attraverso la sua adesione Maria ha concepito,
e anche Elisabetta che era sterile ha concepito e anch'io che avrei potuto essere
arida, triste, piena di angoscia, di pretese di malumori, non sono più
così, sono partecipe di qualcosa di grandioso: "La mia eredità
é magnifica".
Nei giorni seguenti è stato un susseguirsi di sorprese. La sera, andando
a letto mi dicevo: ecco oggi ho visto e vissuto il massimo, non è possibile
qualcosa di più! Invece ogni giorno riservava per intero le sue meraviglie
... La valle di Esdrelon ... il monte Tabor ... il lago di Tiberiade. Ma in
quel posto in riva al lago, dove la nostra guida, don Giorgio Paximadi, ci ha
letto e commentato il brano dei Vangelo, dove Gesù risorto incontra Pietro,
ho vissuto una consapevolezza così chiara dell'amore di Cristo per la
sua Chiesa che non ha saputo far altro che piangere e piangere. Un pianto di
riconoscenza che era preghiera, perché mi sono resa conto di quel che
si perde quando si insegue un mondo di sogni, costruito a nostra immagine e
somiglianza riducendolo quindi alle voglie dei momento. Ho capito cosa si perde
quando, avendo incontrato il Destino, guardi altrove e non aderisci.
"Salire a Gerusalemme!" Anch'io come tanti e tanti prima di me, come
Gesù stesso e la Madonna, come Abramo e i Profeti. Compiendo un gesto
così carico di significato, da una parte ero incredula: no è troppo
sto sognando, dall'altra mi rendevo conto con ogni cellula dei mio corpo di
far parte a pieno titolo, di un Popolo in cammino. Guardavo i miei compagni
di viaggio commossi quanto me, quanto me indegni, ma resi degni da Colui che
ci ha salvati, e sentivo nei loro confronti un affetto crescente proprio perché
stavano percorrendo con mela strada che portava al Cuore della nostra storia,
Cristo: la Via, la Verità e la Vita.
Come esprimere quello che si prova giungendo nel luogo dove Dio si è
rivelato a noi come perdono, dove Dio si é fatto compagnia all'uomo,
per sempre? Solo cantando un canto di Lode, solo glorificando il Padre con tutta
la nostra vita.
Sono partita dalla Terra Santa più consapevole e certa della grandezza
dei mio destino e sono arrivata a casa con un desiderio rinnovato di essere
fedele alla storia incontrata, mentre lo stupore continua ...